Questo ottavo Colloquio è stato pensato come il primo di un programma biennale: nel 2009, come confronto sulla crisi evidenziata, ma non certo circoscritta, dalla “bolla” finanziaria e dalla caduta del modello americano di vita; nel 2010 (decennale della morte di D. Benedetto Calati), come risposta ecclesiale nella fede ai segni individuati, per far nostra la metodologia che D. Benedetto aveva praticato con il suo sorprendente, e sorpreso, “fiuto” alla scuola di Gregorio Magno.
Venerdì 30 ottobre:
ore 14.30 - Arrivi e sistemazione
ore 16.30 - Tavola rotonda di testimonianza moderata da:
PAOLO CACCIARI (giornalista - Venezia)
ROBERTO LORUSSO (imprenditore pugliese)
Dibattito
ore 18.45 - Vespri
ore 19.30 - Cena
Sabato 31 ottobre:
ore 07.30 - Lodi
ore 08.30 - Colazione
ore 9.00 - Meditazione sulla compassione del Dio d'Israele
PIERO STEFANI (saggista - Ferrara)
ore 9.30 - Interventi di:
FAUSTO PIOLA CASELLI (storico dell'economia - Cassino)
MAURIZIO PALLANTE (saggista - Asti)
Dibattito
ore 13.00 - Pranzo
ore 15.30 - Ripresa del dibattito
introdotto da un amico del gruppo "Oggi la Parola"
Dibattito
ore 18.45 - Primi Vespri della Solennit&agrve; di Tutti i Santi
ore 19.30 - Cena
ore 21.00 - Veglia di Preghiera
Domenica 1 novembre:
ore 07.30 - Lodi
ore 08.30 - Colazione
ore 09.00 - Meditazione sulla compassione praticata da Gesù
LILIA SEBASTIANI (teologa e saggista)
ore 09.30 - I cristiani nella crisi: volonterosi o volontari?
Interventi di:
LORENZO BIAGI (filosofo - Treviso)
CATALDO ZUCCARO (teologo - Roma)
ore 11.30 - Celebrazione eucaristica
ore 13.00 - Pranzo
Ormai “crisi” è parola abusata, ma, speriamo, non vuota, perché ancora degna di alludere a qualcosa che stiamo vivendo da oltre un anno in tutto il mondo. Nell’ottavo Colloquio, lo ribadiamo, preoccupati dal fallimento del modello del benessere possibile per tutti ma goduto da pochi, partiremo dalla crisi economicofi nanziaria per interrogare la politica e la cultura. Vorremmo cercare, come sempre, di favorire un dialogo in cui le certezze e le competenze di tutti i partecipanti siano messe in gioco in una ricerca davvero comune fatta di ascolto delle diverse posizioni.
Crisi “sistemica” o “ciclica”? Sono due valutazioni non superfi ciali in quanto offerte al di fuori della ricerca facile di capri espiatori o di superifi ciali iniezioni di fi ducia, ma all’interno di esse c’è posto per diagnosi differenziate, che, mutuando i termini dalla medicina, potremmo così inventariare:
È ovvio che il gruppo “Oggi la Parola”, non avendo il Colloquio alcun scopo scientifico o pseudo tale, non chiede ai suoi interlocutori e ai partecipanti lo sforzo di dare risposte. Solo che, preoccupato della condizione infraumana di più di un miliardo di persone sulla terra e del continuo impoverimento per altri milioni di abitanti, cerca di restare con occhi vigili, alla luce dell’insegnamento evangelico di scrutare i “segni dei tempi” (cfr. Lc 12,35-48; 54-57). Occhi vigili di chi non è rassegnato al destino “cinico e baro”, ma nemmeno spera ingenuamente in un vero cambiamento dietro l’angolo. Eppure, in questa drammatica transizione non è irragionevole sognare qualche risposta valida e duratura, e ciò indipendentemente dalle posizioni generali di ogni gruppo di economisti, sociologi, filosofi , politici...
Nemmeno come cristiani in questa crisi, pur illuminati dal magistero sociale della Chiesa (passato e recente), ci sentiamo di “sposare” alcun modello valido in teoria e in pratica, in quanto la prudenza evangelica richiede di valutare di volta in volta la sua congruità col fine di uscire dall’idolatria di Mammona, di difendere la dignità dei più deboli e di promuovere uno stile di vita sobrio: «Bisogna rifl ettere e reinventare un nuovo stile di vita, forse con una limitazione volontaria dei bisogni per gente che ha tutto: è l’inverso della pubblicità» (O. Clément, Dio è simpatia. Bussola spirituale in un tempo complicato, Leonardo International 20092, pp. 112).
Come ha osservato Cornelius Castoriadis, la crisi del mondo
occidentale «consiste precisamente nel fatto che ha cessato di
rimettersi in discussione» (corsivo nel testo; ndr). Eppure proprio
questa tendenza a riesaminarsi è stata il segreto del suo
straordinario progresso, senza precedenti, e del successo altrettanto
stupefacente del suo tentativo di porsi traguardi sempre
più ambiziosi. «Rimettersi in discussione» è stato possibile – ed
anzi inevitabile – da quando si è scoperto che le fondamenta di
tutti i nostri ordinamenti sono arbitrarie e destinate a rimanere
tali, per cui possono essere sostituite da altre strutture, posto che
si riesca a fornire ragioni convincenti che motivino il cambiamento.
Ma oggi questo non si fa più. Tendiamo a dimenticare
che «trattare una persona come oggetto o un sistema puramente
meccanico non è meno bensì più immaginario che pretendere di
vederla come un gufo». E quando non teniamo presente questo,
cessiamo di porci proprio le questioni grazie alle quali la società
moderna è diventata la più innovativa e dinamica di ogni altra.
Per esempio, si dice spesso che «tutto è subordinato all’efficacia
– ma per chi, in vista di che cosa e per quale scopo? La crescita
economica è stata realizzata: ma per che cosa, per chi, a quali
costi, e per arrivare dove?» (corsivo nostro; ndr.)
Z. Bauman (2005), Lavoro, consumismo e nuove povertà,
2° ediz. aggiornata ed arricchita, Città Aperta 2007, p. 175.